Pietrasanta Home in Argentario

Le ricche testimonianze archeologiche e le sicure fonti storiche attestano e comprovano la continua presenza dell’uomo nella terra dominata dall’antica Pietra Apuana. Vi si avvicendano Etruschi, Liguri-Apuani, Romani e, dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, i Longobardi.

Il Ducato longobardo ha lasciato nel luogo una ricca e varia ereditร : toponimi, cognomi, fondazioni e, soprattutto, il seme dal quale sarebbero poi discesi i Nobili di Corvaia e di Vallecchia, feudatari di Versilia.

Repubblica di Lucca
Ma tutto questo succedeva quando Pietrasanta ancora non esisteva. Per veder nascere il suo borgo murato, si sarebbe dovuto attendere il 1255 quando, per contrastare le consorterie feudali dei Vallecchia e dei Corvaia, il nobile milanese Guiscardo di Pietrasanta[4], Podestร  della Repubblica di Lucca, decise di fondarla ai piedi della preesistente Rocca longobarda e del borgo chiamato Sala[5]. Per popolare la nuova cittร  vi fece trasferire gli abitanti di Corvaia e di altri luoghi[6].
Ancora oggi la cittadina versiliese adotta come stemma quello della famiglia dei Pietrasanta, costituito da una colonna sormontata da unโ€™ostia.

La fondazione duecentesca rappresenta la cesura fra due epoche storiche: la fine del periodo feudale con la cacciata dei Signori di Corvaia e Vallecchia, definiti Zelatores Pisani Communis e l’insediamento del nuovo potere Comunale.

Per la sua posizione strategico-militare e per l’importanza economica delle sue risorse agricole e minerarie, la Pietrasanta lucchese sarร  oggetto di continue mire di conquista da parte pisana, genovese e fiorentina.

Castracani degli Antelminelli
In particolare alla base della lunga lotta fra Pisa e Lucca รจ la volontร  di impossessarsi di un territorio molto importante per la presenza del porto di Motrone, per il controllo della Via Francigena e per le ricche risorse minerarie del ferro e dell’argento.

I Lucchesi, nel 1308, riorganizzano il nuovo borgo ed il territorio ad esso pertinente nella Vicaria di Pietrasanta. Nel 1313, diventata ormai un prospero centro, viene assediata e saccheggiata dalle truppe pisane e dell’imperatore Arrigo VII.
Per evitare nuovi danni Castruccio Castracani, signore di Lucca dal 1316 al 1328, decide di fortificare il centro abitato con un valido sistema di mura difensive, del quale ancor oggi si vedono i resti, e con la costruzione della Rocchetta Arrighina. Al condottiero lucchese si deve anche la fondazione del Duomo e del Palazzo Pretorio.

Alla morte di Castruccio, Pietrasanta viene in alterno possesso dei Gherardini Spinola, dei fiorentini e di Mastino della Scala, di Luchino Visconti e dei pisani.
Infine, nel 1370, la cittร  ritorna nel dominio lucchese per piรน di sessant’anni. Nel 1437, Lucca, non essendo in grado di saldare un debito di 150.000 scudi contratto alcuni anni prima con Genova, le consente di occupare lo scalo marittimo di Motrone e alcuni castelli vicini.

Repubblica di Genova
I genovesi, dopo aver preso possesso del porto e dei castelli lucchesi, sobillano i cittadini di Pietrasanta a ribellarsi a Lucca e s’impadroniscono della cittadina e del suo contado, amministrandoli fino al 1484 quando, nel corso della guerra fra Genova e Firenze, lโ€™esercito di Lorenzo de’ Medici, forte di 7.000 fanti, mette sottโ€™assedio ed espugna la cittadina versiliese.

I fiorentini ristrutturano e rafforzano la Rocca, la Rocchetta e i tratti di mura di cinta del paese che erano rimasti danneggiati nel corso dellโ€™assedio.

Medici
Nel 1494 Piero de’ Medici รจ costretto a cedere Pietrasanta a Carlo VIII che, forte del suo esercito, รจ diretto a Napoli nel corso della prima Guerra d’Italia; per denaro il re francese prontamente la rivende poi a Lucca. Nel 1513 Pietrasanta ed il suo territorio, con un lodo di Papa Leone X, vengono definitivamente restituiti allo Stato mediceo di Firenze.[7]

Sono anni di stabilitร  politico-amministrativa (nasce il Capitanato) e di espansione economica.
รˆ il periodo in cui Michelangelo รจ a Pietrasanta[8] in cerca di quel materiale che si rivela prezioso non solo per l’economia dei suoi tempi, ma anche per quella futura: il marmo.

Pietrasanta e la Versilia tra Granducato di Toscana e Repubblica di Lucca nel 1673
Marmo che caratterizza gli edifici piรน importanti della cittร  tra cui spicca per bellezza e splendore il Duomo che raccoglie al suo interno importanti opere d’arte e la Sacra icona della Madonna del Sole.

Grazie al Granduca Cosimo I Pietrasanta diviene un importante centro militare, parte del sistema di difesa e di controllo sulla Toscana settentrionale e sui passi appenninici.

Asburgo Lorena
Nel 1737, alla morte di Gian Gastone, si estingue la dinastia dei Medici e la corona del Granducato passa a Francesco Stefano di Asburgo-Lorena.

Poi รจ Granduca suo figlio Leopoldo I che in Toscana attua una serie di provvedimenti destinati a cambiare radicalmente l’economia del territorio: promuove la bonifica della palude costiera, l’incremento del commercio e dell’industria, la creazione di una scuola per la lavorazione artistica del marmo.
Nel 1790 Leopoldo diventa Imperatore d’Austria, e il suo secondogenito Ferdinando III, diventato Granduca, continua la politica illuminata del padre.

L’occupazione francese interrompe il governo della dinastia lorenese fino alla caduta di Napoleone.
Con il ritorno del Granduca Ferdinando III nel 1814, vengono presto intrapresi ulteriori lavori di bonifica lungo la costa toscana, rimuovendo cosรฌ in modo radicale la causa della malaria che da secoli era motivo della decadenza dei luoghi (1820).

Regno d’Italia
Suo figlio Leopoldo II nel 1841 decide d’innalzare Pietrasanta al rango di “Cittร  Nobile” per la sua storia, le importanti famiglie che l’hanno abitata e le sue istituzioni e in suo onore viene anche dedicata la statua tuttora in piazza Duomo[9].

Ma ormai la Toscana e quindi Pietrasanta seguono le vicende del Risorgimento italiano: dopo i diffusi moti rivoluzionari del 1848 e le guerre d’indipendenza, con la pesante repressione austriaca il sostegno popolare viene meno. Leopoldo II abdica a favore del figlio Ferdinando IV, ma il Granducato decade e nel 1860 un plebiscito ne sancisce l’unione al Regno di Sardegna e quindi al nuovo Regno d’Italia dal 1861.